I sensori propriocettivi del piede
Immagina di trovarti sopra un tappeto mobile, quelli presenti nei centri commerciali.
Se ci fai caso, il tuo corpo, per stare in equilibrio dovrà inclinarsi in avanti secondo un grado che dipende dall’inclinazione stessa del tappeto e dalla sua velocità.
Questo accade per un semplice motivo.
I meccanorecettori che si trovano in determinate zone della pianta dei piedi, trasmettono direttamente l’informazione al cervello; il quale, per scongiurare il rischio di caduta, sposta il peso del corpo secondo le strategie che ritiene più utili tra quelle a disposizione.
Ora ti chiederai, tutto questo cosa c’entra con un plantare?
Il plantare propriocettivo (anche detto soletta propriocettiva, per via dello spessore molto ridotto ) è un dispositivo che viene progettato e costruito sulla persona, quindi su misura, secondo una visione neurofisiologica della postura.
Nel paziente posturale – ma anche nell’atleta che vuole migliorare la propria performance – l’utilizzo del plantare propriocettivo può contribuire a modificare e correggere le informazioni alterate che arrivano dal piede, costituendo un aiuto attivo nella riprogrammazione posturale globale attraverso la stimolazione specifica dei recettori plantari.
Esatto. Perché l’applicazione di specifici micro spessori in corrispondenza dei recettori del piede, innescano un riflesso miotatico che è in grado di attivare determinate catene muscolari, modificando l’assetto posturale.
“Foot sole maps for each afferent type showing all the receptive field locations and estimates of size in the present data set. Shaded ellipses represent individual afferent receptive fields.” Foto e testo tratto da questa pubblicazione tutti i diritti sono dei legittimi proprietari
Il complesso piede caviglia: come intervenire per correggere la postura
Il complesso piede-caviglia (attenzione: non solo il piede!) è la parte finale di contatto con il suolo e ha la funzione di compensare tutto ciò che succede nel resto del nostro corpo.
Questo significa che è la parte del nostro corpo che si adatta, compensa e poi si fissa.
E come spesso succede, può adattarsi in una posizione errata, in un appoggio scorretto o in una condizione sbagliata di riflessi.
Ecco che, a distanza di 3 mesi, può diventare causativo di un disturbo che sale dal basso verso l’alto. Un disturbo che, se trascurato, da patologia acuta può trasformarsi in patologia cronica e degenerare in organica.
Come possiamo evitare che questo succeda?
Prima di tutto, dobbiamo imparare a leggere il complesso piede-caviglia secondo una visione posturale globale.
Per farlo nel modo corretto, abbiamo ideato (per i professionisti sanitari) Ledpodolaser, l’unico strumento che permette di oggettivare e rendere riproducibile l’osservazione clinica consentendo di mettere in relazione quello che vediamo sotto il piede fino a L3.
Un sistema innovativo, che è in grado di correlare – sulla base di protocolli validati – l’appoggio del piede con la caviglia, il ginocchio e il bacino fino alla terza vertebra lombare.
Questo è un aspetto fondamentale nell’analisi posturale, perché aiuta a delineare un quadro complessivo e oggettivo della situazione in cui si trova il paziente, requisito necessario per trovare una soluzione personalizzata.
Di conseguenza, poiché permette di evidenziare le anomalie del sistema podalico – e allo stesso tempo di valutarne le conseguenze sulla postura – diventa lo strumento indispensabile per progettare un plantare propriocettivo su misura che possa realmente migliorare la qualità della vita del suo utilizzatore.
Lo stimolo giusto per ogni recettore
In questo modo, ogni plantare diventa un pezzo unico perché viene ideato e costruito sulla persona che lo utilizzerà, senza perdita di informazioni dalla progettazione alla realizzazione.
Nel corso della valutazione strumentale guidata con SprintWARE Medical, puoi quindi procedere in modo chiaro e consapevole con l’ applicazione degli stimoli sotto il piede e documentare la correzione delle rotazioni del bacino ad esempio o lo spostamento dei carichi.
Per evitare errori, la forma degli stimoli è già stata pensata per la posizione specifica dei meccanorecettori plantari. E’ ovvio quindi che, se non applichi lo stimolo corretto per ciascuna zona della pianta del piede, la tua terapia non sarà efficace.
Nuove strategie per migliorare la postura
Cosa distingue il plantare propriocettivo dalle altre tipologie di plantare?
Arrivati a questo punto la risposta è evidente.
Il plantare propriocettivo ha un ruolo attivo nel miglioramento della postura: non ricerca una correzione meccanica del disequilibrio (come ad esempio i plantari biomeccanici che “riempiono” lo spazio della volta) ma stimola un processo di adeguamento continuo poiché agisce a livello neurologico (semplificando al massimo: “spiega” al cervello come usare i muscoli in maniera differente per poter “alzare” la volta plantare autonomamente).
Certo, il plantare da solo non basta. Per prolungare e migliorare l’efficacia del trattamento è necessario innanzitutto far affiancare al paziente una serie di esercizi propriocettivi per il piede. Se il piede “non percepisce” i microrilievi propriocettivi, la terapia con le solette propriocettive posturali sarà sicuramente più lunga e meno efficace. La mancanza di indicazioni precise sugli esercizi di propriocezione del piede (da fare OBBLIGATORIAMENTE), molte volte porta il paziente a domandarsi se le solette posturali funzionino veramente.
La risposta è certamente si, a patto che ci sia costanza nell’esecuzione degli esercizi propedeutici che gli devono essere indicati e spiegati.
Una cosa che và tenuta in estrema considerazione è che: il plantare propriocettivo posturale non è un ausilio adatto a tutti o tutte le situazioni. Una delle prime discriminanti è la presenza di patologie da “piede diabetico”. In questi casi il plantare propriocettivo è assolutamente non indicato, per via delle ulcerazioni quasi certe. Un altro caso lampante è nelle persone che hanno ormai perso la tonicità muscolare e l’effettiva possibilità di poter reagire agli stimoli propriocettivi, questo succede normalmente nelle persone anziane ma anche a seguito di traumi importanti o ad anomalie neurologiche.
Non dimenticare inoltre che il plantare è solo uno degli aspetti della riprogrammazione posturale globale e va considerato nell’ottica di un lavoro di equipe che molto spesso coinvolge svariate figure professionali sanitarie.
Redazione SPRINTIT
La redazione di SPRINTIT è composta da :
- Ing. Diego Scattolin: esperto di strumentazioni per la misurazione della postura e pedane stabilometriche
- Matteo Crisci: esperto di web-marketing e strategie digitali
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- Dott. Massimo Rossato: medico chirurgo specializzato in anestesia e rianimazione
- Dott.ssa Lina Azzini: medico chirurgo odontoiatra specializzata in chirurgia maxillo facciale
Gli articoli e i post del blog vengono decisi e redatti da tutta la redazione, vengono revisionati sia nella forma che nel contenuto, per essere il più fedeli possibile alla scienza medica moderna e approvata.
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