Cosa significa essere “posturologo” oggi?

Molti professionisti della salute, sono partiti proprio da questa domanda per migliorare il loro approccio nei confronti del paziente con problemi posturali.

Cerchiamo allora di fare un po’ di chiarezza sulla figura del “posturologo”, affrontando l’argomento attraverso un’intervista ad un nostro docente, Andrea Pasqualetto, fisioterapista e osteopata.

Qual è il tuo approccio con il paziente posturale?

Come fisioterapista e osteopata il mio scopo è sempre stato quello di ricercare la cura della persona principalmente attraverso la terapia manuale.

Tutti noi professionisti della salute, sappiamo che l’atteggiamento posturale di ogni persona è diverso perché dipende da molteplici fattori: la razza, lo stile di vita, la genetica, i traumi subiti, le alterazioni sensoriali, le tensioni viscerali e fasciali ma anche lo stato d’animo.

L’osteopatia, in particolare, ha una visione globale del sistema viscero neuro fasciale, in quanto vede qualsiasi disfunzione come conseguenza di una alterazione a cascata di più sistemi insiti nel corpo, che molto spesso possono essere distanti tra loro e soprattutto dal sintomo.

Qual è la maggiore difficoltà che finora hai riscontrato?

Ovviamente la ricerca del fattore causa è la parte più complicata per il terapista, soprattutto perché la maggior parte delle volte, come ho già detto, non è insita nel sintomo – a meno che non si tratti di un trauma diretto.

La causa è quindi legata alla ricerca delle varie tensioni insite nel corpo, poste in distretti diversi e a volte lontani e profondi.

Il trattamento si basa sul bilanciamento di queste tensioni che in modo indiretto – nel tempo, tramite il sistema ormonale – crea un riequilibrio dell’intero sistema come una sorta di auto guarigione.

Eppure, in tutti questi anni di terapie e di valutazioni, mi sono sorti molti dubbi riguardo ciò che percepivo con le mie mani e quello che il paziente effettivamente avvertiva come risposta al mio trattamento terapeutico.

La difficoltà stava nel fatto che questa “misura di tensione” percepita, non poteva essere calcolabile e confrontabile.

Ecco perché ho ricercato un riscontro che potesse essere visualizzabile e palpabile dal paziente, non solo da me.

E oggi hai finalmente trovato una soluzione?

Nella mia assidua ricerca di qualcosa di nuovo che potesse avvicinarsi alle mie esigenze, ho incontrato SPRINTIT, che tramite il percorso formativo in posturologia mi ha permesso di oggettivare il mio modo di lavorare e di integrare il mio approccio con le principali tecniche di correzione posturale su base neurofisiologica.

In posturologia, la valutazione del paziente è globale, in più nel metodo SPRINTIT diventa anche oggettiva.  Di conseguenza, nella maggior parte dei casi, rilevare la causa di una disfunzione posturale risulta molto più semplice, in quanto vengono stimolati dei riflessi (visivi, podalici, buccali e dermici) che in modo diretto cambiano il piano di equilibrio del soggetto, come una reazione riflessa ad uno stimolo.

Secondo quest’ottica, quali sono i tuoi nuovi obiettivi?

Il mio principale obiettivo è quello di valutare il mio paziente in modo oggettivo tramite la posturologia, per individuare fin da subito quali possono essere le variabili che alterano dall’esterno gli stimoli (attraverso la vista, i piedi, la bocca, il derma) in modo tale che possano interferire con la postura. Il mio secondo passo, sarà quello di valutare e trattare le tensioni insite nel sistema corpo, che nel tempo sono causa di disfunzioni e successivamente di patologia.