Secondo Bernard Weber, per mantenere il corpo in equilibrio, in una posizione eretta ortostatica, il sistema nervoso centrale deve effettuare le trasformazioni appropriate e coordinate delle informazioni visive, vestibolari e somestesiche, quindi generare costantemente le risposte muscolari adattate.

Visione binoculare e stabilità posturale

La visione binoculare è pienamente coinvolta nel controllo della stabilità posturale in posizione eretta ortostatica. Secondo Jacques Paillard, questo controllo posturale è definito come il mantenimento di una configurazione posturale determinata sulla base dei sistemi sensoriali. Se il comfort è il risultato dell’uso armonioso di una funzione che può essere dimenticata durante l’esecuzione della performance, la visione binoculare e il suo senso stereoscopico costituiscono la qualità percettiva propria dei predatori, con i loro occhi frontali.

Rappresentazione della visione binoculare: fino a dove arriva e dove inizia a vedere solo l'occhio destro/occhio sinistro.

La distanza di fissazione

Il peso delle afferenze visive è modulato con la variazione del parametro della distanza di fissazione. Diminuisce se la distanza di fissazione aumenta (ed è espressa dall’aumento dell’instabilità misurata sulla piattaforma), mentre aumenta se le distanze di fissazione sono sempre più piccole, producendo una maggiore stabilità. Questo è anche legato alla dimensione angolare delle immagini del mondo circostante che scorrono sulla retina, aumentando quando ci si avvicina al punto di fissazione, e diminuendo quando ci si allontana da esso. L’ oscillazione del flusso visivo indica lo spostamento del mondo in relazione a sé stessi.

Visione binoculare e percezione ciclopica

Secondo la definizione di Philippe Lanthony, la visione binoculare potrebbe essere qualificata come percezione ciclopica, rappresentando la fusione delle immagini di ciascun occhio, da due punti di vista, in un’unica immagine. Un semplice errore di rifrazione, come miopia, ipermetropia o astigmatismo, una correzione ottica poco adattata, un decentramento degli occhiali, una montatura di traverso, possono essere all’origine di vari sintomi.

Flusso ottico e flusso visivo

Per definizione, il flusso ottico corrisponde ai segnali che riceviamo quando fissiamo un punto preciso nello spazio. Se si è in movimento o si è trasportati, il panorama si sposta, il che mette in gioco il flusso visivo. Se ci si avvicina, le immagini del mondo circostante scivolano sulla retina mentre si ingrandiscono. Se ci si sposta a destra, fissando un punto preciso nello spazio, tutto ciò che si trova al di là, va nella stessa direzione del nostro corpo, a destra; tutto ciò che si trova tra il punto di fissazione e ci scorre nella direzione opposta del nostro corpo, a sinistra; l’oscillazione del flusso varia a seconda della distanza di fissazione. Il flusso visivo è associato ai segnali oculomotori legati al grado di convergenza dei bulbi oculari.

Sistema egocentrico ed esocentrico

L’occhio può anche determinare ciò che è in relazione a sé stesso (es. la porta è davanti a me) o com’ è organizzato l’ambiente (es. la porta è in mezzo al muro). Questi due sistemi, rispettivamente egocentrico ed esocentrico, consentono di avere una rappresentazione chiara, una percezione non cosciente di un mondo affidabile e stabile, che non deve preoccupare il soggetto per agire e muoversi in sicurezza.

Visione periferica: “dove?”

In questo spazio globale viene effettuata la rilevazione di qualsiasi movimento inneschi vigilanza e attenzione, indicando la direzione. Questa zona retinica discrimina solo le basse frequenze spaziali, su ampi campi recettivi. Nella clinica, determiniamo il campo visivo di ciascun occhio come tutto lo spazio acquisito da un occhio che guarda dritto davanti a sé. La zona di sovrapposizione dei 2 campi monoculari corrisponde al campo visivo binoculare e alla massima esplorazione dello sguardo.

Visione binoculare e senso stereoscopico: ” quanto lontano?”

La percezione ciclopica su una data convergenza corrisponde alla domanda “a che distanza”. Il senso stereoscopico, ovvero la disparità delle due immagini percepite e la loro fusione, fornisce istantaneamente la distanza, il rilievo, legato al grado di convergenza secondo il classico schema dell’orottero o “profondità di campo”. Le informazioni legate alla prospettiva geometrica e agli indici monoculari di apprezzamento del rilievo confermano gli indici binoculari di questo istantaneo senso di rilievo.

Visione centrale: il “cosa” e il “come”

La visione centrale corrisponde clinicamente all’acuità visiva, alla massima percezione dei contrasti e dei colori. È la percezione dei dettagli in alte frequenze spaziali e su piccoli campi recettivi. La forma percepita che ne risulta è ciò che rende l’unità di una molteplicità, la sintesi di una diversità di tratti e indici integrati in una combinazione stabile.

Si noti l’importanza della porzione mediana verticale centrale del campo visivo, ampiamente studiata da Chantal Milleret. Questa regione, altamente strategica dal punto di vista percettivo, partecipa alla fusione dei due emicampi visivi, inclusa la visione foveale. È la fonte della percezione stereoscopica, costituendo anche un riferimento per la verticalità, sia percettiva che posturale.

Gli stimoli sensoriali in quest’area vengono trasmessi retinotopicamente alle cortecce visive primarie e associative, integrate da trasmissioni interemisferiche attraverso il corpo calloso. La sovrarappresentazione corticale di questa zona centrale del campo visivo binoculare al livello V1 dimostra l’importanza di questo specifico trattamento binoculare, complementare ad altri canali periferici di trasmissione ed elaborazione.

Visione dinamica: occhio retinico e occhio propriocettivo

La visione dinamica, con i suoi 2 sottosistemi, rappresenta l’asservimento del sensoriale e del motorio.

  • L’occhio retinico, il sensore visivo, è un eso-sensore che analizza il panorama, fornisce informazioni statiche e dinamiche con la visione centrale, fornisce le precise caratteristiche dell’oggetto fisso e della visione periferica che rileva, determina la posizione dell’oggetto rispetto agli occhi dell’osservatore, così come gli oggetti in movimento.

Non tutti i recettori retinici possono vedere la totalità dell’oggetto fisso, il che spiega sia la necessità di movimenti oculari incessanti per esplorare e rinfrescare costantemente le sensazioni visive, sia la creazione permanente di una rappresentazione mentale che è come un puzzle.

  • L’occhio oculomotore, l’occhio propriocettivo, è un endo-sensore, che permette l’analisi dei movimenti assoluti o relativi, il controllo delle posizioni dello sguardo e, attraverso i vari movimenti oculari, l’esplorazione del panorama.

Localizza l’osservatore nel panorama, come “io / oggetto nel panorama”, fornendo la posizione degli occhi nella testa e la direzione dello sguardo in relazione al corpo e al panorama, secondo Jacques Paillard.

L’interazione di questi due sottosistemi fa sì che la visione binoculare imponga al sistema oculomotore il vincolo fondamentale di mantenere le due macule sull’oggetto fisso e che la corrispondenza sensoriale sia asservita e servita dalla corrispondenza motoria, il sistema sensoriale visivo e il sistema oculomotore, che secondo Chantal Milleret devono funzionare perfettamente individualmente e in modo sincrono.

 

Fonte bibliografica: Françoise Zamfirescu, L’entrée visuelle du système postural d’aplomb, Pratiques en Posturologie, 2017.

Redazione SPRINTIT

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